mercoledì 21 maggio 2008

Spike Lee ha scelto GREATER!


Spike Lee premia Emmanuel Exitu per GREATER-defeating AIDS
Dopo aver visionato i film finalisti, Spike Lee in persona ha scelto "Greater-defeating AIDS", scritto, diretto e prodotto da Emmanuel Exitu, come miglior documentario del Babelgum Online Film Festival!!!!!!! Il documentario racconta in uno stile innovativo la vita del Meeting Point International, un rivoluzionario progetto di lotta all'AIDS inventato da Rose Busingye, una semplice infermiera nelle baraccopoli di Kampala (Uganda). La premiazione si è svolta il 20 Maggio scorso in un locale di Cannes, situato sul celebre Boulevard de la Croisette, in una città invasa di giornalisti, fotografi, star hollywoodiane. Ecco il video della premiazione:



Ecco la recensione scritta dallo staff di Babelgum a proposito di "Greater":
"... this is billed as a non-documentary and offers a different vision of people with HIV because it doesn't show them as victims. Watching the way it pulls together various stories about a group of Ugandan women who are HIV positive, we soon realise that we’re seeing life there in a way we might not in the mainstream. Inspiring characters who are full of a zest for life tell us their stories, show us their dances and it feels by the end as though the filmmaker has been the vehicle by which we enter this particular world, rather than the person telling us how to perceive it."

"... un´altra entry italiana che si presenta come non-documentario e offre una visione diversa delle persone con HIV perché non le presenta come vittime. Guardando il modo di tenere insieme varie storie di un gruppo di donne ugandesi sieropositive, ci si rende subito conto che stiamo guardando la vita qui in un modo inconsueto rispetto alla mentalità corrente. Personaggi ispirati che sono pieni di gusto della vita ci raccontano le loro storie e mostrano le loro danze. Alla fine ci si rende conto che il regista è stato il veicolo grazie al quale possiamo entrare in questo mondo particolare, più che la persona che ci impone il modo di percepirlo".

Exitu regala a Spike Lee una collana realizzata dalle donne di Kampala

Note di regia
INCOLLARSI ALLE COSE


John Ford – il re del cinema western, duelli, battaglie, vendette, diligenze, piste che attraversano deserti rocciosi, ampi spazi, campi lunghi, epica della frontiera – era nel deserto per girare uno dei suoi film più costosi. D’improvviso cominciò a diluviare, allagando tutto. Lì piove una volta ogni due anni, un anno al massimo. Aspettarono, ma la pioggia non si fermò. Ford rimase tranquillo a sedere, e la guardava rovinare sempre più il suo deserto ‘da western’. Nervosissimo, il responsabile di produzione chiese: “Signor Ford, sospendiamo le riprese?” Ford rispose: “No” e continuò a guardarsi il paesaggio rovinato dalla pioggia. Allora un operatore sbottò: “Ma signor Ford che cosa possiamo filmare qua fuori?” Ford si alzò di scatto: “Che cosa possiamo filmare?!? La cosa più eccitante e interessante di tutto il mondo! Il volto umano.”

Il documentario ha uno stile non convenzionale né celebrativo, ma “sporco”, che tende al linguaggio senza filtro tipico del reportage di guerra, dove la situazione estrema in cui si lavora costringe a raccontare senza artifici la realtà che si sta vivendo. Le reazioni non sono controllate perché non c’è il tempo di prepararsi. Portare uno stile così dinamico in una situazione non di guerra fa scattare un corto circuito che accende un punto di vista interno al racconto: la telecamera è infatti sempre “dichiarata”, fa parte della stessa realtà che sta raccontando. La sua dichiarazione fa quindi cambiare prospettiva, aumentando paradossalmente il senso di verità del racconto: essendo parte della situazione che sta riprendendo, il suo non è più un punto di vista falsamente esterno, distaccato, saccente, ma un punto di vista che è dentro la realtà, incollato al vortice delle cose, costretto a seguirle per capire cosa succede. È universalmente assodato che il punto di vista dello spettatore è il punto di vista messo a disposizione dalla telecamera (e solo quello): tendere al linguaggio del reportage di guerra significa provare a considerare lo spettatore non più come un voyeur, ma come un compagno di viaggio, un vero e proprio co-protagonista proiettato dentro la realtà che si sta raccontando. Non s’insegue quindi l’inganno dell’immagine patinata, ma ci si lascia sommergere dalla realtà, dalla sua sovrabbondante concretezza e verità. I nostri occhi gonfi di reality show si sporcano di realtà e possono finalmente vedere.

Vicky Aryenio e Emmanuel Exitu